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Mah... lo capisco anche.
Capisco che in un periodo di crisi economica ci si aggrappi a tutto pur di cercare di fare soldi (o di guadagnarne di più).
Però, scusate ma non ce la faccio più. Mi devo sfogare, a "qualcuno" devo dirlo perché questa storia della "pinsa" e dei creduloni che se la bevono a volte mi manda in bestia.
LA PINSA, nella migliore delle ipotesi, E' UN FALSO IN ATTO PUBBLICO, punto.
Una boiata che esiste da sempre, una volgare, ordinaria, banalissima e comunissima PIZZA AL TAGLIO alla pala, spesso fatta pure male e di qualità INFERIORE a quella che fanno, da una vita, in centinaia di pizzerie su strada, senza tante "definizioni altisonanti decorative".
Una delle migliaia di varianti della pizza al taglio da asporto, né più, né meno, e TUTT'ALTRO che la migliore.
E invece no, deve diventare PER FORZA una specie di "cultura gastronomica parallela", dotata di una presunta "diversità" alla quale se non aderisci sei automaticamente una specie di decerebrato ignorante che non capisce "la differenza che fa"...
"Bada bene, questa non è 'la pizza', quella robaccia volgare che sei abituato a mangiare tu: questa è LA PINSA, vuoi mettere? tutta un'altra cosa..."
Soprattutto, se la chiami "pinsa", invece che "pizza alla pala", il suo valore intrinseco si incrementa anche fino al 300%, visto le cifre ASSURDE che te la fanno pagare, senza che proprio valga un briciolo di quel prezzo.
Beh ma, si sa... quella è fatta con un "misto segreto" di farine "speciali", c'è pure la soia dentro... e poi c'è tutto un metodo "speciale" di farla, vuoi mettere? (come se gli impasti ad alta idratazione o fatti con mescole di farine più o meno inventati, non fossero mai esistiti prima...)
Solo la mia innata tendenza all'estetica del linguaggio mi impedisce di usare i vocaboli estremamente volgari e pesanti che mi vengono in mente ogni volta che sento il termine "pinsa" pronunciato da qualcuno.
A prescindere, l'ho mangiata diverse volte e... sinceramente non è mai stata un'esperienza tale da avermi aperto chissà quali "nuovi e sconosciuti orizzonti" nel mondo della pizza.
La "pinsa" è una "cosa" (notare l'alto livello di autocontrollo che mi contraddistingue, inducendomi ancora a non usare terminologie inappropriate), una "parola" più o meno inventata di sana pianta da un produttore di farina, per dare una maschera di "eccellenza gastronomica" ad un prodotto BANALISSIMO e che esiste DA SEMPRE e che invece si arroga la pretesa di essere "unico ed inimitabile". Una parola che è uscita fuori "l'altro ieri", sbucata dall'uovo, e adesso viene venduta come se appartenesse alla "tradizione tipica romana", ed è addirittura coperta da una sorta di "copyright".
Una trovata data in pasto a quello che ormai è il pubblico contemporaneo, saturato da tutto, educato dall'economia alla costante esigenza di un qualche tipo di novità, fosse anche illusoria, come la sensazione di rinnovamento che dà una cosa vecchia ridipinta o il riscoprire l'acqua calda.
La "pinsa romana"... ma romana "DE CHE"!? ma DA QUANDO!? ma DA DOVE!?
Fino a "ieri" chiunque si fosse seduto al tavolo di qualche pizzeria e gli avessero servito un una cosa del genere, avrebbe detto "fa schifo, pare la pizza al taglio che compro alla pizzeria vicino alla fermata dell'autobus. Anzi: quella è pure meglio!".
Invece, (potenza della pubblicità...) adesso dice "però! la pinsa romana! accipicchiolina! che prelibatezza!"
"Ma mi faccia il piacere!" direbbe quel grande talento che è stato Totò, le cui frasi celebri, quasi magicamente, riescono ad adattarsi ad ogni circostanza...
Non c'è niente di male nella sfruttamento della pubblicità, se si è in commercio, o nel voler vendere le proprie cose inventandosi sistemi più o meno persuasivi ma sarebbe bene farlo non scadendo nel ridicolo o insultando l'altrui intelligenza.
Per concludere, se si vuole fare gli "snob", facendo "vedere agli altri" che si conosce la "grande differenza" (...sigh...) che c'è fra la "pinsa" e la "pizza" (una "cultura superiore" che nasce e si completa dopo aver letto quella parola scritta su un cartello affisso fuori di un qualche locale), si continui pure con questa farsa.
Ma, mi si perdorni l'ardire di gridare "il re è nudo", la realtà E' E RIMANE UNA SOLA:
Video
...vuoi mettere?
#pinsa #romana
Edited by Pizzeffichi - 12/8/2016, 09:10. -
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Azz sei proprio nero in effetti però non hai tutti i torti, altro non è che una pizza in pala, ma per curiosità quanto te l'hanno fatta pagare?? Se vuoi dirlo…. . -
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no, non voglio dirlo...
(soprattutto perchè non è quello "il punto"...). -
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Bho, io quando l'ho presa al piatto aveva prezzi del tutto assimilabile ad una tonda di quella zona, panetti da 250 dunque, calcolando che la materia prima costa di più, direi che questo 300% non l'ho visto... la farina si può costare il triplo di una comunque farina, ma non il prodotto finito...
Il termine, anzi il verbo, esiste veramente in latino: www.dizionario-latino.com/dizionari...?lemma=PINSO100 e ha il significato di cui parlano, infatti anche Wikipedia:
L'etimologia del nome "pizza" (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) deriverebbe secondo alcuni, da pinsa (dalla lingua napoletana), participio passato del verbo latino pinsere oppure del verbo "pansere", cioè pestare, schiacciare, pigiare[14] che deriverebbe da pita mediterranea e balcanica, in greco (πίττα, derivato da peptòs ossia "infornato"[15]); secondo quest'ultima ipotesi la parola deriverebbe dall'ebraico פִּתָּה o פיתה, dall'arabo كماج che appartiene alla stessa categoria di pane o focacce (vedi anche Storia della pizza). Il primo utilizzo della parola "pizza" risale al 997 ed è testimoniato in un testo latino proveniente dalla città di Gaeta[16]. Altre ipotesi a proposito sono le seguenti:
L'antica parola germanica “bizzo” o “pizzo”, dal significato di "morso", "focaccia" (in relazione anche alle parole inglesi "bit" e "bite") è stata importata in Italia nella metà del VI secolo durante l'invasione dei Longobardi.[17]. Questa è l'origine più accreditata secondo l'Oxford English Dictionary, anche se non è stata definitivamente confermata.
Hanno semplicemente usato un termine antico che definiva un prodotto schiacciato per dare vita ad un prodotto specifico, che riassumeva tutti i loro studi e ricerche che avevano portato alla creazione della pizza ad alta idratazione che conosciamo e che pure tu dici di poter trovare ovunque:
www.pinsaromana.info/il-fenomeno-pinsa-romana/
Come già sapevo i DiMarco con altri furono tra i creatori di questo nuovo modo di fare pizza, e dopo che questo metodo è diventato ad appannaggio di tutti, o molti, si sono portati avanti mettendo dei paletti per mantenersi un pò di paternità ed esclusività sul prodotto che avevano creato... tra l'altro dal 2001, non l'altro ieri... mi sembra un'operazione piu che lecita...
La Pinsa è oggettivamente diversa da una pizza fatta con lo stesso procedimento ma con sola farina di grano tenero, per avere un prodotto simile bisogna lanciarsi in sperimentazioni di mix non facili da tarare o rivolgersi alla loro concorrenza (Iaquone ad esempio)
Insomma non ci vedo nulla di male se il primo che arriva pianta la bandiera.... -
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Mha questo post cosa vuole dire? scusa se te lo dico ma hai preso una cantonata (come di dice a Roma)
La Pinsa è una miscela di farine fatta da Di Marco con tanto di prodotto registrato, nulla più.. -
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- quindi la pinsa sarebbe "oggettivamente" diversa da una qualsiasi altra pizza al taglio alla pala... (vabeh). Ehm... il 2001 E' "l'altro ieri", non è certo una tradizione tipica pluricentenaria (come la pizza napoletana), oltre ad essere pura e semplice "terminologia diversa" per definire in modo differente qualcosa che, si, esiste da tempo.
Ma ormai si è abituati a ridefinire le cose: "operatore ecologico", "escort", "non vedente"... "pinsa"...
- io più che chiedermi cosa significhi questo post, mi chiederei cosa significa questa pretesa di aver "creato dal nulla" una cosa diversa dalla pizza che... diversa non è.
ognuno si fa le domande che preferisce e, volendo, si dà pure le risposte.
com'è facile idealizzare e mitizzare le cose, quando lo si vuole...
Edited by Pizzeffichi - 14/8/2016, 10:51. -
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Io quoto Pizzefichi, se poi ci mettiamo anche il kamut siamo all'apoteosi del marketing del nulla. . -
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"marketing del nulla": la definizione VERA dell'argomento di cui si sta parlando.
(la stima che ho di Japi cresce sempre di più...)
Edited by Pizzeffichi - 29/5/2017, 18:26. -
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Dai che facciamo i soldi con la pinsa al Kamut con il sale rosa dell'Himalaya . -
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il sale rosa!!! non ci avevo pensato!
si dai, mettiamo in moto la creazione di un'altra "cultura parallela". -
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Però se mi quoto fallo in maniera completa . -
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Capisco,pizzaefichi,dò ragionissima a Japi,e sono approvo quel che dice Dek...
Con questo non voglio fare di tutto un fascio,voglio dire solo che nella logica del mercato che "comanda"e specialmente nel marketing comunicativo sta "cosa" si è infilata bene bene come tante altre "cose" sopracitate.
Poi sta nell'intelligenza degli uomini riconoscersi tali in ciò che fanno..... -
Merina 69.
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Bello e interessante questo post, nelle tradizioni Veneta e Friulana, la pinsa è un dolce schiacciato fatto o col pane bagnato o con la zucca e farina da polenta gialla ogni regione ha o ha creato la sua pinsa dolce o salata. Sarebbe interessante sapere quante varietà di pinsa esistono in Italia . -
Francescano.
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io ho pagato la Pinsa allo stesso prezzo della napoletana, nella pizzeria (mi risulta per ora l'unica a Benevento) che la propone puoi scegliere a pari prezzo il tipo di impasto
mi è piaciutà ?
dopo averla mangiata ho ordinato immediatamente una margerita con impasto napoletano per sistemarmi la bocca
ma ho preso un po della loro farina e appena ho tempo provo a farla a casa, per il puro piacere di sperimentare cose nuove. -
pinomerenda.
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Mai mangiata ma adesso sono ancora più curioso di provarla .